Storia della psicologia relazionale

psicologia relazionale

Cos’è e di cosa si occupa la psicologia relazionale

La psicologia relazionale è una branca della psicologia che si occupa di studiare l’interazione tra individui e come questa interazione possa avere influenza sulla psicologia individuale, il comportamento e le emozioni. Questa disciplina considera l’identità personale come il risultato di una combinazione di fattori, tra cui il legame affettivo, l’attaccamento e la risoluzione dei conflitti. Essa si concentra quindi sull’analisi delle relazioni interpersonali, sulla comunicazione ed il legame affettivo. L’analisi delle dinamiche di gruppo sono fondamentali per comprendere come le persone interagiscono tra loro. Per cercare di approfondire l’argomento e scoprire qualcosa in più sulle sue origini e sulla storia della psicologia relazionale abbiamo interpellato la Dott.sa Ilaria Giannoni, specializzata in psicologia relazionale a Firenze.

Origini e storia della psicologia relazionale

Le origini della psicologia relazionale risalgono alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX secolo, quando psicologi e psicoanalisti cominciarono a studiare l’interazione tra individui. Tuttavia, la psicanalisi relazionale come disciplina autonoma è emersa solo nel XX secolo e all’incirca negli anni ’40. Vediamo nel dettaglio qui sotto alcuni degli esponenti più illustri che hanno contribuito a fare la storia della psicologia relazionale.

Il tedesco Kurt Lewin è stato uno dei primi psicologi a contribuire alla psicologia della Gestalt e alla psicologia sociale, due discipline che hanno fornito importanti fondamenta alla psicologia relazionale. Lewin ha sviluppato la teoria del campo psicologico, che sosteneva che il comportamento umano era influenzato dal contesto in cui si trovava l’individuo. Inoltre, Lewin ha introdotto il concetto di dinamica di gruppo, sottolineando l’importanza dell’interazione tra individui all’interno di un gruppo. John Bowlby, psicoanalista britannico del ‘900, è stato uno dei primi a studiare in modo sistematico gli effetti dell’attaccamento nella prima infanzia, e il suo lavoro ha avuto un impatto significativo sulla teoria e sulla pratica della psicologia relazionale. Egli è noto per la sua teoria dell’attaccamento, che sostiene che il legame affettivo tra un bambino e la figura di attaccamento sia fondamentale per lo sviluppo psicologico. La teoria dell’attaccamento di Bowlby ha avuto un enorme impatto sulla psicologia relazionale, portando alla scoperta dell’importanza del legame affettivo nelle relazioni interpersonali.
La psicologa canadese Mary Ainsworth, proseguì il lavoro intrapreso da Bowlby sulla teoria dell’attaccamento, sviluppando una procedura di valutazione dell’attaccamento nota come “strange situation”. La procedura di valutazione di Ainsworth ha consentito di comprendere meglio le diverse forme di attaccamento e il loro impatto sul comportamento e le emozioni. Negli anni ’50-’60 l’ americano Carl Rogers divenne invece noto per la sua teoria dell’approccio centrato sulla persona, che ha enfatizzato l’importanza dell’empatia e della comprensione nella relazione terapeutica. Rogers ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra terapeuta e paziente, evidenziando come questa collaborazione possa portare a una maggiore consapevolezza di sé e alla risoluzione dei problemi. Heinz Kohut, psicoanalista austriaco, è noto per la sua “teoria dell’empatia e la psicologia del Sé”. Egli ha sottolineato l’importanza dell’empatia nel rapporto tra terapeuta e paziente, affermando che l’empatia del terapeuta può contribuire alla costruzione di una solida alleanza terapeutica. Egli sosteneva inoltre che la costruzione dell’identità personale dipenda dalla relazione con gli altri.

Anche se la psicologia relazionale è una disciplina dinamica e in continua evoluzione, lo studio e la comprensione della storia della psicologia relazionale sono di fondamentale importanza e proprio grazie all’analisi delle teorie e alle pratiche sviluppate da questi ed altri studiosi, siamo oggi in grado di comprendere meglio la complessità delle relazioni interpersonali e di applicare queste conoscenze nella pratica clinica e nella ricerca psicologica.